Nei primi anni ’90, la musica degli USA era il riferimento mondiale per tutti, proprio come avviene oggi: i tipici generi americani, hip hop e R&B, sistematicamente varcavano i confini e dilagavano in Europa con i grandi successi di Notorious B.I.G, Tupac, Dr Dre, TLC, Destiny’s Child, Tony Braxton. Erano anche gli anni del grunge dei Nirvana, con tutto il filone più cupo di quella parte di ragazzi tormentati, mentre nella dance ci fu una separazione più netta tra i generi “da discoteca”.
House e techno assunsero una loro precisa identità: l’house era suonata soprattutto nei club, la techno veniva proposta nei rave e negli spazi con grande pubblico, mentre l’elettronica, con i successi di Moby, Faithless, Roger Sanchez, Robert Miles, entrò nelle classifiche pop insieme a tutti gli altri generi. MTV divenne il punto di riferimento mondiale per la musica e per i giovani. Trasmetteva ventiquattro ore al giorno videoclip e programmi dedicati ai diversi generi, compreso quello dance-elettronico. Io stesso presentai la Dancefloor Chart e presi parte ad alcuni programmi, come Kitchen di Andrea Pezzi.
La Italo House divenne un genere vero e proprio, riconosciuto in tutto il mondo grazie a delle caratteristiche precise: una fusione di elementi della musica house e della melodia italiana, creando un suono unico e coinvolgente, ritmi energici, linee di basso profonde e voci accattivanti, ma soprattutto la pianta tipica del genere che ebbi il piacere di diffondere io stesso con il mio primo brano entrato in classifica UK “Don’t Deal With Us”. Ancora oggi, i suoi ritmi contagiosi continuano ad affascinare gli amanti della musica dance, la ritroviamo oggi nelle nuove produzioni di dj e cantanti pop e hip hop, seguendo il filone anni ’90 che sta caratterizzando le produzioni contemporanee.
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